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"Non mi sono accadute che cose inaspettate. Molto avrebbe potuto essere diverso se io fossi stato diverso. Ma tutto è stato come doveva essere; perché tutto è avvenuto in quanto io sono come sono." Carl Gustav Jung
giovedì 28 giugno 2012
Il letale inganno del diabete
Questo articolo vi farà arrabbiare, gli inganni non fanno piacere, soprattutto quando sono preposti a tenerci ammalati a scopo di lucro, pur essendoci la cura. In questo articolo informazioni su cosa è il diffusissimo diabete di tipo 2, quali patologie da origine, la sua storia nascosta al pubblico e soprattutto la cura che lo guarisce senza fallo con il 100% di successi e con la guarigione dalle patologie indotte da tale malattia. L’articolo è un po’ lungo, ma vale la pena di leggerlo, dopo di chè diffondete questa conoscenza in quanto utilissima.
Se siete un diabetico il vostro medico non vi dirà mai che è curabile nella maggior parte dei casi, se solo nominate la parola cura probabilmente si irriterà, in quanto la sua preparazione medica contempla solo la parola trattamento, per lui la parola cura non esiste. Il diabete nella sua forma epidemica moderna è curabile da almeno 40 anni. Nel 2001 negli USA sono morti 934.550 per sintomi fuori controllo di tale malattia. Il vostro medico inoltre non vi dirà che un tempo gli infarti, sia ischemici che emorragici, i colpi apoplettici dovuti a neuropatie, gli eventi coronarici sia ischemici che emorragici, obesità, arteriosclerosi, alta pressione, alti livelli di colesterolo e trigliceridi, impotenza, la retinopatia, l’insufficienza renale ed epatica, la sindrome policistica ovarico, alti livelli sanguigni di zucchero, la candidosi sistemica, un compromesso metabolismo dei carboidrati e/o dei grassi, difficoltà di cicatrizzazione, neuropatie periferiche, nonché altrettanti disordini epidemici dei giorni nostri, un tempo venivano spesso considerati niente altro che sintomi del diabete, e curati curando il diabete di tipo 2. Se vi ammalate di diabete e vi affidate al trattamento medico tradizionale prima o poi con il peggioramento della malattia sperimenterete uno o più dei suoi sintomi. Attualmente è prassi comune fare riferimento a tali sintomatologie come fossero affezioni indipendenti e separabili, a cui corrispondono trattamenti separati e non collegati tra di loro, somministrati da specialisti in concorrenza fra di loro.
mercoledì 27 giugno 2012
L’asino e il contadino
Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo. Non si era fatto male, ma non poteva più uscire. Il povero animale continuò a ragliare sonoramente per ore. Il contadino era straziato dai lamenti dell'asino, voleva salvarlo e cercò in tutti i modi di tirarlo fuori ma dopo inutili tentativi, si rassegnò e prese una decisione crudele. Poiché l'asino era ormai molto vecchio e non serviva più a nulla e poiché il pozzo era ormai secco e in qualche modo bisognava chiuderlo, chiese aiuto agli altri contadini del villaggio per ricoprire di terra il pozzo. Il povero asino imprigionato, al rumore delle palate e alle zolle di terra che gli piovevano dal cielo capì le intenzioni degli esseri umani e scoppiò in un pianto irrefrenabile. Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto. Passò del tempo, nessuno aveva il coraggio di guardare nel pozzo mentre continuavano a gettare la terra. Finalmente il contadino guardò nel pozzo e rimase sorpreso per quello che vide, L'asino si scrollava dalla groppa ogni palata di terra che gli buttavano addosso, e ci saliva sopra. Man mano che i contadini gettavano le zolle di terra, saliva sempre di più e si avvicinava al bordo del pozzo. Zolla dopo zolla, gradino dopo gradino l'asino riuscì ad uscire dal pozzo con un balzo e cominciò a trottare felice.
Quando la vita ci affonda in pozzi neri e profondi, il segreto per uscire più forti dal pozzo é scuoterci la terra di dosso e fare un passo verso l'alto. Ognuno dei nostri problemi si trasformerà in un gradino che ci condurrà verso l’uscita. Anche nei momenti più duri e tristi possiamo risollevarci lasciando alle nostre spalle i problemi più grandi, anche se nessuno ci da una mano per aiutarci.
martedì 26 giugno 2012
Cure alternative in Svizzera: 5 terapie nuovamente rimborsate
Cinque terapie di medicina complementare rimborsate a determinate condizioni per un periodo transitorio di sei anni
Dal 1° gennaio 2012 e per un periodo transitorio che va sino alla fine del 2017, la medicina antroposofica, l’omeopatia, la terapia neurale, la fitoterapia e la medicina tradizionale cinese saranno rimborsate dall’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS) a determinate condizioni. È quanto deciso dal Dipartimento federale dell’interno (DFI), che oggi ha informato il Consiglio federale delle proprie intenzioni. Il periodo transitorio servirà a chiarire gli aspetti controversi: sinora, infatti, non è stato possibile provare che queste terapie di medicina complementare soddisfano pienamente i criteri di efficacia, appropriatezza ed economicità (EAE) stabiliti dalla legge.
La decisione del DFI tiene conto:
• dell’esito della votazione popolare del 17 marzo 2009, nella quale il Popolo e tutti i Cantoni svizzeri hanno accettato l’articolo costituzionale che prevede una maggiore considerazione della medicina complementare;
• della legislazione vigente, che prescrive l’efficacia, l’appropriatezza e l’economicità delle prestazioni sanitarie e che conferisce al DFI la competenza di decidere in merito al rimborso di una medicina – come quella complementare – controversa e in fase di valutazione;
• della raccomandazione del 7 dicembre 2010 della Commissione federale delle prestazioni generali e delle questioni fondamentali (CFPF), secondo cui le cinque terapie di medicina complementare summenzionate non soddisfano i criteri EAE per il rimborso da parte dell’AOMS.
lunedì 25 giugno 2012
Trucchi base per una salute di ferro
Sono ormai infiniti i lavori scientifici che richiamano all'uso preventivo
di frutta e verdura nel controllo delle forme infettive, del cancro, del
diabete e della patologia dermatologica.
Infatti anche se solo si volesse aumentare la capacità di un organismo di
contrastare i radicali liberi (e quindi le rughe e l'invecchiamento, oltre alle
malattie degenerative più disparate) si dovrebbero comunque introdurre nella
alimentazione minerali con funzione antiossidante. Noi suggeriamo
Manganese-Zinco-Rame, Cellfood, Selenio Vitamina C, Bio45 tra i prodotti di più
valido sostegno (vedi istruzioni per l'uso in fondo).
Frutta, verdura e lotta all'inquinamento
Assediati da agenti inquinanti, da virus e batteri minacciosi, dalla paura
stagionale di prenderci l'influenza e da quella duratura di morire di cancro,
che strumenti abbiamo a portata di mano per sentirci più protetti? Il nostro
sistema immunitario è un preziosissimo strumento di difesa. È fatto per essere
stimolato, per analizzare il mondo esterno e per trovare il migliore
adattamento possibile per l'organismo che vi abita.
Vediamo in sintesi cosa suggerisce il dott. AttilioSpeciani, medico immunologo, esperto di medicina naturale e
direttore scientifico di Eurosalus, nel libro “Resistere all'inquinamento” (Tecniche Nuove), per favorire
questo adattamento e potenziare le difese individuali.
Prevenire mangiando
Insieme agli altri interventi, segnalati di seguito, tre accorgimenti
dietetici mirati - tanto elementari che chiunque può metterli in atto - sono il
più valido aiuto per difendere e potenziare l'organismo:
1) Scelta di alimenti sani e biologici -
Consiste nell'incrementare l'assunzione di frutta e verdura e nel ridurre i
cibi confezionati. Già da sé, la sostituzione delle merendine confezionate con
dolci fatti in casa è un passo concreto per la salute, come pure la scelta di
cibi biologici. Anche se questi alimenti non garantiscono l'assenza completa di
inquinanti, possiamo essere certi che la scelta biologica (in particolare per i
grassi come olio e burro, le carni e i latticini) contribuisce a ridurre i
contaminanti che raggiungono l'organismo, e quindi le interferenze di ordine
alimentare col sistema immunitario. Recenti ricerche, inoltre, indicano come la scelta regolare di
alimenti sani influenzi la salute in misura maggiore che limitarsi
semplicemente a evitare gli alimenti nocivi.
venerdì 22 giugno 2012
L'immensa balla del fabbisogno di calcio

video: http://www.youtube.com/watch?v=sDZ3Lj6SKvg
Il fabbisogno di calcio per l'essere umano... provate ad indovinare!? È stato inventato dall'industria casearia (che nel 1994 lo portò a 1000 milligrammi al giorno, nel 1997 a 1200, nel 2001 a 1500!). Il fabbisogno reale è molto più basso di quanto si dicesse. Già nel 2007 in tutta Europa è stato riportato a 700 milligrammi al giorno per gli adulti e 400 per gli adolescenti.
Ma già nel 1962 le raccomandazioni per il calcio del FAO/WHO Expert Group erano per gli adolescenti di 350 milligrammi e le donne in gravidanza di 500 milligrammi al giorno. In Cina o in Zambia e in altri paesi in cui la incidenza di fratture ossee era nulla o quasi, le persone avevano un introito di calcio che andava da 250 fino a 400 milligrammi al giorno (Hunt 2007).
Le ossa contengono calcio. Che cosa dobbiamo fare per curare le ossa fragili e malate? Ingerire più calcio? Ma il calcio contenuto nel latte di vacca precipita sulle ossa in modo tale da renderne la struttura rigida e particolarmente fragile. Studi lo confermano: il calcio del latte, poiché è relativamente inassorbibile ed in eccesso, va a creare il problema delle calcificazioni inappropriate sui tessuti molli, legamenti, cuore, etc., perché è lì che quel calcio sedimenta, precipita.
Sono proprio le nazioni che consumano le maggiori quantità di prodotti caseari, gli Stati Uniti, Israele, l’Olanda, la Finlandia, che hanno le incidenze maggiori di fratture ossee. Se il consumo di prodotti caseari veramente aiutava le nostre ossa, ce ne saremmo accorti, almeno negli Stati Uniti, dove il consumo pro-capite di formaggi è passato da cinque chili nel 1970 a undici nel 1990, sedici nel 2006 e oltre diciannove chili nel 2010. E invece l’incidenza di fratture ossee è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi quarant’anni.
giovedì 21 giugno 2012
Le tecniche shiatsu aiutano l’induzione del travaglio nella gravidanza post-termine
Un studio condotto in Gran Bretagna su 66 donne in gravidanza post-termine (quelle entrando in clinica dopo 40 settimane di gestazione) ha dimostrato che le donne che hanno impiegato tecniche di shiatsu erano più portate ad un travaglio spontaneo in confronto a quelle che non avevano ricevuto shiatsu, le quali ricorrevano più frequentemente al travaglio indotto. Lo studio su ”Gli effetti dello Shiatsu sulla gravidanza post-termine" hanno valutato gli effetti delle tecniche shiatsu, come dimostrato dalle ostetriche ospedaliere, sul progresso del travaglio e del parto post-termine. Lo studio è stato condotto dallo staff dell’ospedale St. Michael’s a Bristol, Inghilterra, da Marzo a Luglio 2000.
I soggetti si sono presentati per una consulenza ambulatoriale alla quarantesima settimana di gestazione e vennero istruiti sulle tecniche shiatsu da un’ostetrica che aveva completato un corso shiatsu di sei giorni. Il gruppo di controllo consisteva di 76 donne seguite in modo similare, ma senza essere istruite sulle tecniche shiatsu.
Al gruppo sperimentale sono stati insegnati tre punti shiatsu: Vescica biliare 21 (VB-21), Intestino Crasso 4 (IC-4) e Milza 6 (Sp-6). Tutti i punti venivano tenuti premuti fino a che la donna non sentiva una reazione. Una volta sentita, alla donna veniva insegnato di lavorare il punto profondamente e continuamente fino a che non fosse più a suo agio. A questo gruppo venivano anche insegnati esercizi e tecniche di respirazione, e le donne venivano incoraggiate a usare lo shiatsu anche a casa.
Le valutazioni documentate di entrambi i gruppi comprendevano: induzione al parto, tipo di parto, durata del travaglio e tipo di analgesico usato. Il gruppo sperimentale ha anche compilato un questionario per documentare il loro uso dello shiatsu.
Il gruppo che ha sperimentato lo shiatsu, era significantemente più incline a entrare in travaglio in modo spontaneo, in confronto a quello che non lo ha sperimentato (p=0.038). delle donne che hanno usato shiatsu,il 17% in più rispetto a quelle che non lo hanno usato è entrato in travaglio spontaneo
Di quelle che hanno completato il questionario, l’80% ha trovato le tecniche shiatsu d’aiuto.
L’autore conclude affermando che “questo studio preliminare fa emergere la teoria che l’uso di tecniche shiatsu specifiche sulla gravidanza post-termine dalle ostetriche riduce il numero di travagli farmacologici.”
- Fonte: St. Michael's Hospital, Bristol, England. Autori: Jennifer Ingram, Celina Domagala e Suzanne Yates. Pubblicato in Complementary Therapies in Medicine, Volume 13, Issue 1, March 2005, Pages 11–15.
Fonte: http://www.messaggishiatsu.com/magazine/scienza_art15.htm
Effetto placebo e nocebo
Il termine ‘Placebo’ è il futuro del verbo latino ‘placere’,
e significa letteralmente ‘piacerò’. Si tratta di una sostanza
inerte, priva di qualsiasi principio attivo terapeutico, o di un provvedimento
non farmacologico (consiglio, conforto, atto chirurgico non invasivo, ecc.) che
provoca un effetto positivo su un sintomo o addirittura su una malattia.
Studi in ‘cieco’ (dove il paziente non sa cosa sta prendendo) hanno dimostrato in patologie con una rilevante componente psicosomatica (come emicrania, insonnia, ecc.) un effetto placebo fino all’80%. Studi in ‘doppio cieco’ (sia il paziente che il medico che somministra non sono a conoscenza) hanno dimostrato che raddoppiando la dose di placebo si ottengono risultati terapeutici migliori di quelli con dose normale.
Questo incredibile fenomeno, che non è psicologico, è conosciuto da moltissimo tempo, ma oggi si ritiene che fino al 60% dei progressi ottenuti con un trattamento (qualsiasi esso sia) possano essere dovuti a una risposta placebo!
Il biologo molecolare Bruce Lipton, autore del best seller “ La Biologia delle credenze: come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula” chiama l’effetto placebo, ’effetto credenza’ per sottolineare come le nostre percezioni, vere o false che siano, hanno lo stesso impatto sul nostro comportamento e sul nostro corpo. Egli è totalmente a favore dell’effetto credenza (placebo) perché costituisce una prova sorprendente della capacità di autoguarigione dell’essere umano.
Studi in ‘cieco’ (dove il paziente non sa cosa sta prendendo) hanno dimostrato in patologie con una rilevante componente psicosomatica (come emicrania, insonnia, ecc.) un effetto placebo fino all’80%. Studi in ‘doppio cieco’ (sia il paziente che il medico che somministra non sono a conoscenza) hanno dimostrato che raddoppiando la dose di placebo si ottengono risultati terapeutici migliori di quelli con dose normale.
Questo incredibile fenomeno, che non è psicologico, è conosciuto da moltissimo tempo, ma oggi si ritiene che fino al 60% dei progressi ottenuti con un trattamento (qualsiasi esso sia) possano essere dovuti a una risposta placebo!
Il biologo molecolare Bruce Lipton, autore del best seller “ La Biologia delle credenze: come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula” chiama l’effetto placebo, ’effetto credenza’ per sottolineare come le nostre percezioni, vere o false che siano, hanno lo stesso impatto sul nostro comportamento e sul nostro corpo. Egli è totalmente a favore dell’effetto credenza (placebo) perché costituisce una prova sorprendente della capacità di autoguarigione dell’essere umano.
mercoledì 20 giugno 2012
Europa, difendersi dai pesticidi in frutta e verdura
Secondo PANEurope, Pesticide Action network, i consumatori europei si
alimenterebbero con frutta e verdura anche di pesticidi. Stilano dunque una lista di 30 differenti ED ovvero Interferenti endocrini o perturbatori endocrini presenti, ad esempio in lattuga,
cetrioli, pomodori e mele che risultano essere tra i più aggrediti. I dati
peraltro sono stati ricavati da tabelle ufficiali pubblicate dall’EFSA (la lista dell’ortofrutta) e poi verificati con
analisi proprie.
Il consiglio è
evidentemete di consumare frutta e verdura provieniente da agricoltura biologica
e nel caso si usino alimenti dall’agricoltura convenzionale lavarli bene con bicarbonato o acqua e aceto eliminado quando possibile la buccia.
La questione,
è da evidenziare, desta sempre molte repliche e perplessità: da un lato l’industria chimica e sanitaria li difende (Agrofarma smentisce Pesticidi nel piatto),
dall’altro coltivatori e consumatori li accusano. In mezzo gli enti statali
preposti a verifiche e controlli, le Asl che assicurano che ogni limite fissato
per legge viene scrupolosamente rispettato e tutto a vantaggio della salubrità
dell’ortofrutta e del consumatore finale che ha sulla tavola frutta e verdura
sani.
Nonostante l’Europa
abbia provveduto dal 1991 a regolamentare il settore autorizzando dei 1000
pesticidi in commercio solo 250 (fu una decisione storica!) a oggi resta ancora
molto da fare. Scrive il PAN nel dossier:
Sfortunatamente
un gran numero dei pesticidi autorizzati hanno effetti nocivi sulla salute: il
Mancozeb, fugicida è ampiamente usato e noto come causa di 8 tipi di cancro
differenti, come il cancro al seno, al fegato, pancreas, tiroise. Il carbendazim
è un altro esempio riconosciuto da tempo per avere effetti secondari
sull’apparato riproduttivo maschile, diminuendo la qualità e la quantità dello
sperma. Questi due prodotti sono stati ritrovati in 10 frutti e ortaggi
analizzati.
Ma
come mai se sono noti gli effetti di queste molecole l’Europa continua a
tollerarle? L’esempio che calza a pennello per spiegare questo corto-circuito
burocratico all’europea è il caso del prochloraz, rientrato dalla finestra
grazie al principio di re-soumission, ri-sottomissione. Ovvero le aziende
ritirano volontariamente i prodotti pericolosi dal mercato, salvo poi
riproporli nell’attesa di un secondo esame. Nel frattempo i prodotti sono sul
mercato senza essere stati definitivamente bannati. I principali effetti novici
del prochloraz riguardano la femminizzazione dei maschi e le malformazioni
sessuali.
Infine, anche gli
imballaggi hanno la loro dose di responsabilità, per cui il consiglio è di
evitare di acquistare prodotti in plastiche PVC e PC e simbolo di riciclo 6.Fonte: http://www.ecoblog.it/post/17705/europa-difendersi-dai-pesticidi-in-frutta-e-verdura
martedì 19 giugno 2012
La malattia del secolo? La diagnosi
Italo Svevo, uno degli scrittori che con maggior consapevolezza
hanno messo al centro della loro opera il rapporto tra salute e malattia,
affermava che la salute non è altro che “il giusto medio tra due malattie” e
che, in ultima analisi, la sola guarigione impossibile è quella dalla “malattia
di vivere”.
Con
l'aiuto di Svevo e della sua sottile ironia, noi tutti possiamo arrivare
facilmente e senza drammi a questa conclusione: che non si morirebbe se non si
fosse vivi. E che dunque la vita è la principale malattia che esista, la sola
che con assoluta certezza provochi la morte.
Siamo
tutti malati, dunque: malati di essere al mondo. Ma la medicina non può
accontentarsi di una diagnosi così generica. Vuole bensì convincerci che siamo
tutti malati, ma vuole anche applicare a ciascuno la sua etichetta, la diagnosi
della sua specifica malattia.
Secondo gli autori di un intelligente e audace articolo apparso sull'inserto della salute del New York Times, oggi, nel mondo
occidentale, staremmo vivendo una vera e propria “epidemia di diagnosi”.
Un'epidemia che ci rende malati anche quando godiamo di ottima salute.
Si
sa, infatti, che negli ultimi anni sono nate come dal nulla decine e decine di
nuove malattie e che altre ne continuano a nascere a ritmo frenetico. Certo a
nessuno dei nostri progenitori capitò mai di vedersi diagnosticare, da
adulti, una “sindrome da affaticamento cronico” o ancor peggio, da
bambini, una “sindrome da deficit attentivo”.
Una
delle cause di questa “epidemia di diagnosi” va ricercata nei mezzi di indagine
sempre più sofisticati e nell'uso eccessivo, talvolta sconsiderato, che la
medicina ne sta facendo. Una vera e propria smania del test, una febbre
dell'esame clinico, una psicosi delle “analisi” sembra essersi impossessata del
genere umano. Una TAC e una risonanza magnetica non si negano a nessuno. E non
c'è medico che apra bocca in assenza di una dettagliata e recentissima analisi
del sangue.
H. G. Welch, primo firmatario dell'articolo cui ci riferiamo, è
anche autore di un importante libro dal titolo molto significativo: Should I Be Tested for Cancer? Maybe Not and Here's Why (“Devo fare un controllo per sapere se
ho un cancro? Forse no, ed ecco perché”). Una calorosa esortazione a non
sottoporsi ad esami inutili, angosciosi e spesso dannosi.
L'altra
causa di questa smania di diagnosticare malattie improbabili e sindromi
inaudite a gran parte degli esseri viventi va ricercata, naturalmente, nei
giganteschi interessi in gioco. Alla diagnosi segue il trattamento, e il
trattamento significa spese mediche e farmacologiche. A trarne vantaggio sono in
primo luogo le case farmaceutiche, ma anche gli istituti di cura e la
classe medica in generale.
A
pagare, in termini di denaro, è quasi sempre lo Stato, ma in termini di salute
è quasi sempre il paziente. I farmaci non sono mai innocui, nemmeno quando sono
necessari. Ma quando sono inutili fanno proprio male alla salute. La quale,
come si è visto, non è che “il giusto medio tra due malattie”. Non
diagnosticabili.
di
Ezio SinigagliaFonte: http://www.los.eurosalus.com/content/view/8/66/
lunedì 18 giugno 2012
La nuova medicina germanica e la nuova biologia americana
Il capovolgimento diagnostico della medicina e la demolizione del programma del genoma umano: due scoperte scientifiche diverse per un traguardo comune.
Dott.
Claudio Trupiano
Spesso nel percorso delle scoperte
scientifiche abbiamo assistito al raggiungimento di risultati
similari o complementari ottenuti, quasi contemporaneamente, da scienziati
diversi, oltre che per nazionalità, anche per metodo di ricerca.
Se questo ci fornisce da un lato la garanzia della scientificità delle scoperte, in quanto reciprocamente comprovabili, dall’altro ci conferma che quelle scoperte sono storicamente pronte per l’umanità.
Se questo ci fornisce da un lato la garanzia della scientificità delle scoperte, in quanto reciprocamente comprovabili, dall’altro ci conferma che quelle scoperte sono storicamente pronte per l’umanità.
K. Gibran scrisse che non si può
insegnare nulla che non sonnecchi già nell’alba della nostra conoscenza.
In questo senso possiamo dire che,
grazie a due scienziati, il dr. R. G. Hamer e il dr. Bruce Lipton, stiamo
assistendo al raggiungimento di uno straordinario traguardo comune: la
definitiva prova scientifica del coinvolgimento della psiche umana nei processi
patologici e nei processi biochimici del corpo umano.
Le conseguenze delle loro ricerche
sono sconvolgenti, perché con la Nuova Medicina Germanica del dr. Hamer viene
ribaltata la diagnostica della medicina, mentre con la Nuova Biologia Americana
del dr. B. Lipton viene annullato il determinismo meccanico cellulare.
I risultati raggiunti, l’uno in medicina, il secondo in biologia, si avvallano
reciprocamente e soprattutto aprono la strada ad uno straordinario percorso di
rivalutazione dell’individuo e della sua componente psichica.
Le due scoperte nascono sulle ceneri
di un metodo scientifico di ricerca giunto ormai al capolinea.
Ci riferiamo al sistema di indagine riduzionistica sinora adottata da quasi tutti i settori della ricerca.
Ci riferiamo al sistema di indagine riduzionistica sinora adottata da quasi tutti i settori della ricerca.
sabato 16 giugno 2012
Le 5 leggi biologiche scoperte dal dott. Hamer: evoluzione verso il nuovo paradigma (terza parte)
Dalla
storia dell’orso di William James, quindi, arriviamo alle conoscenze attuali
della neurobiologia in merito al cervello emotivo.
Queste
possono essere così riassunte:
·
Le
emozioni sono una risposta complessa dell’organismo ad uno stimolo sensoriale
che proviene dall’esterno o dall’interno. Esse sono prodotte automaticamente
dal cervello, sulla base della percezione di uno stimolo “emozionalmente adeguato”.
“Tutta la catena d’eventi è innescata dalla presentazione di un oggetto adatto,
lo stimolo emozionalmente adeguato. L’elaborazione di quello stimolo, nel
contesto specifico in cui si manifesta, conduce alla selezione e all’esecuzione
di un programma preesistente: l’esperienza emozionale” (Damasio, 2003). Il
cervello, cioè, è predisposto dall’evoluzione a rispondere a determinati
stimoli, con specifici repertori d’azione, anche se può rispondere a molti
altri stimoli che, per apprendimento nel corso delle esperienze di vita sono
divenuti emotivamente significativi (Damasio, 1994). In altri termini esistono
determinati stimoli che appartengono alle codifiche nella specie tramandate
geneticamente; al tempo stesso, durante la vita, determinate esperienze possono
imprimere nella memoria l’acquisizione che un determinato stimolo è
significativo in termini di sopravvivenza per l’individuo: è il caso,ad
esempio, delle esperienze traumatiche, in grado di sensibilizzare l’organismo
ad una risposta secondo il meccanismo descritto da Pavlov del condizionamento
operante.
·
L’attivazione
emotiva avviene mediante un meccanismo del tipo “chiave-serratura”: uno stimolo emotivamente
significativo funge da chiave nel dispiegamento della risposta emotiva – che
funge, pertanto da serratura. In altri termini, non tutti gli stimoli attivano
una risposta, ma soltanto quelli per i quali esiste una “serratura”. Questo
meccanismo spiega il funzionamento degli istinti: ad esempio un individuo che
risponde a determinate caratteristiche del “partner sessuale” sarà in grado di
generare una risposta d’eccitazione, chiamata istinto all’accoppiamento. Al
tempo stesso questo meccanismo spiega le basi neurobiologiche del
costruttivismo, una corrente di pensiero che riconosce quanto la conoscenza non
è un processo assoluto ma è “creata” dall’osservatore: non conosciamo il mondo
per quello che è ma, sulla base delle nostre categorie, isoliamo la nostra
esperienza del mondo (Maturana e Varela, 1987)
Le 5 leggi biologiche scoperte dal dott. Hamer: evoluzione verso il nuovo paradigma (seconda parte)
…CONTINUA
DALLA PRIMA PARTE
È
innegabile che la ricerca sullo stress, da Cannon a Mason, era partita bene,
ma, successivamente, si è intrappolata all’interno dello stesso paradigma da
cui ha tentato di staccarsi: Cartesio è, in effetti, più duro a morire di quel
che non si pensi! Nel tentativo di decollare dal riduzionismo di fine
Ottocento, in una direzione – quella olistica o sistemica – che già la fisica
quantistica ed i modelli cibernetici della prima metà del Novecento lasciavo
intravedere, la medicina psicosomatica è miseramente scivolata di nuovo nel
meccanicismo riduzionistico dei secoli passati, condito solamente dai nuovi
concetti quali: idiopatico, polietiologico, multifattoriale, multicausale, ecc.
Invece che riunire, spezzetta ancora di più.
L’effetto più tragico del moderno
riduzionismo lo si vede nel fiorire delle cosiddette équipe multidisciplinari,
che sembrano tanto all’avanguardia ma che tanto più multiple sono, tanto più
dividono il paziente: “i clinici si sentono molto tranquilli e progressisti
quando includono uno psicologo nella loro equipe medica – meglio ancora se è
uno “corporeo” – così si formano le équipe multidisciplinari, in cui multiplo è
il numero di persone che vedono parti diverse dello stesso soggetto” (Shnake,
1995).
Sostiene ancora la Shnake: “La Medicina
Psicosomatica è un grande schermo che copre uno dei fallimenti più drammatici
della medicina. Si ampliano i servizi, si aggiunge personale “specializzato”
nelle équipe oncologiche, si organizzano congressi ove si riconosce il fattore
psicologico nel
cancro o nell’asma, nelle gravidanze tubariche, nell’ulcera, negli incidenti
automobilistici… La psichiatria e la psicologia hanno vinto la loro battaglia!
Non c’è più un quadro clinico in cui non è riconosciuto il fattore
psicologico. Finalmente la dimensione psichica forma parte
dell’essere umano. (…) Eppure non sono riusciti a divincolarsi dall’attraente
approccio medico, che insiste nel chiamarsi scientifico e che li ha obbligati a
costruire un ibrido con cui sono consapevoli di non aumentare la saggezza del
corpo né contribuire – come era il sogno di Freud – ad una maggiore libertà
dell’uomo, a renderlo meno dipendente e schiavo dell’altro” (Shnake, 1995)
Le 5 leggi biologiche scoperte dal dott. Hamer: evoluzione verso il nuovo paradigma (prima parte)
“Secondo il medico
tedesco Ryke Geerd Hamer, l’eziologia delle malattie va ricercata nella psiche.
Dai suoi studi, egli giunge alla conclusione che l’inizio del processo di
malattia è rappresentato da un evento shockante, che colpisce l’individuo in
maniera inaspettata, da lui definito Sindrome di Dirk Hamer (DHS).
L’origine della malattia.
Il
lavoro di Hamer s’inserisce all’interno dello storico filone di ricerca
psicosomatico, ma le conclusioni a cui arriva completano così tanto il quadro
da andare a ridefinire nella sostanza il concetto stesso di malattia. La
reazione del mondo accademico non fu favorevole, ma le recenti acquisizioni
della neurobiologia spiegano esattamente cosa succede a livello psichico,
cerebrale ed organico durante la DHS e come mai la tutta ricerca sullo stress
abbia fallito, mantenendo i ricercatori all’interno dell’antica convinzione
della malattia come “errore della natura”.
Dott.
Danilo Toneguzzi, psichiatra, psicoterapeuta; presidente Comitato Scientifico
di ALBA (Associazione Leggi Biologiche Applicate)
L’origine della malattia.
Nel 1981 il dott. Hamer condensò nella “Legge ferrea del cancro” la prima
legge biologica da lui scoperta: ogni programma speciale, biologico e sensato
(SBS) inizia con una DHS (Sindrome di Dirk Hamer), cioè con uno shock
conflittuale gravissimo, inaspettato, altamente drammatico e vissuto
nell’isolamento (Hamer, 1981). La scoperta che le malattie corrispondono ad un
processo biologico con una sequenza di fasi ben precise (programma SBS) e che
sono causate da un evento psichico con determinate caratteristiche (DHS) ha
posto le basi per una nuova comprensione della genesi della malattia e per un
definitivo superamento del dualismo tra mente e corpo.
venerdì 15 giugno 2012
La celiachia non e' una malattia; ma il risultato di una modificazione genetica del frumento.
E’ mai possibile che la diffusione pressoché «epidemica» della
cellachia, cioè dell'assoluta intolleranza al glutine che può innescare anche
gravi patologie conseguenti, possa essere dovuta ad una modificazione genetica
approntata sul frumento? Questa ipotesi non è nuova e su di essa si sono spesso
avventati, smentendola con ferocia, i sostenitori delle biotecnologie e dei
cibi Ogm. Ma ora, grazie all'intuizione di uno scienziato di esperienza
pluridecennale in campo medico, pare possa arricchirsi di ulteriori dettagli,
chiarendosi all'opinione pubblica
Un frumento nanizzato
Il professor Luciano Pecchiai, storico fondatore dell'Eubiotica in
Italia e attuale primario ematologo emerito all'ospedale Buzzi di Milano, ha
avanzato una spiegazione di questa possibile correlazione causa-effetto su cui
occorrerebbe produrre indagini scientifiche ed epidemiologiche accurate. «E’
ben noto che il frumento del passato era ad alto fusto - spiega Pecchial -
cosicchè facilmente allettava, cioè si piegava verso terra all'azione del vento
e della pioggia. Per ovviare a questo inconveniente, in questi ultimi decenni
il frumento è stato quindi per così dire “nanizzato” attraverso una
modificazione genetica».
Appare fondata l'ipotesi che la modifica genetica di questo
frumento sia correlata ad una modificazione della sua proteina e in particolare
di una frazione di questa, la gliadina, proteina basica dalla quale per
digestione peptica-triptica si ottiene una sostanza chiamata frazione III di
Frazer, alla quale è dovuta l'enteropatia infiammatoria e quindi il
malassorbimento caratteristico della celiachia.
«E’ evidente - ammette lo stesso Pecchiai - la necessità di
dimostrare scientificamente una differenza della composizione aminoacidica
della gliadina del frumento nanizzato, geneticamente modificato, rispetto al
frumento originario. Quando questo fosse dimostrato, sarebbe ovvio eliminare la
produzione di questo frumento prima che tutte le future generazioni diventino
intolleranti al glutine». E non è da escludere che sia proprio questo uno degli
scogli più difficili da superare.
400.000 malati in Italia
giovedì 14 giugno 2012
Il Ministero informa dei gravi pericoli della camomilla e dei semi di finocchio
Con perfetto tempismo il
Ministero della Salute ha reso pubblico ieri un documento messo a punto dalla
commissione unica per la dietetica e la nutrizione.
La ripresa giornalistica
del documento (citiamo Repubblica.it) mette l'accenno sulla inutilità dei
prodotti naturali, perché secondo il Ministero, non sarebbero curativi,
altrimenti sarebbero farmaci. Il Ministero infatti, dimostrando di agire forse
maggiormente come Ministero dei Farmaci che della Salute, ritiene che la cura
delle malattie possa solo essere farmacologica.
In questo pensiero sta il
vero problema, e questo tipo di messaggio ci aiuta a capire perché forse tra
poco ci troveremo a scambiare di contrabbando qualche tisana di camomilla presa
per migliorare il sonno.
Ammettiamolo: la Camomilla
ci aiuta a digerire meglio e a prendere sonno, ma secondo il Ministero, o
almeno secondo questo documento della commissione, i prodotti naturali e
fitoterapici, gli integratori e le vitamine, non possono curare. Infatti signor
Ministro, quello che il pubblico vuole è proprio che le sostanze naturali ci
aiutino a recuperare il naturale e fisiologico riequilibrio.
Per me il recupero del
riequilibrio è cura. Per il Ministero no, perché solo i farmaci possono curare.
Bene: io credo che su questo tema avremo molto da discutere nei prossimi anni.
Tra un po' vieteranno il minestrone della nonna, per gli eccessivi effetti
salutari.
Sani e Contenti col Curry
Nonostante la dovuta cautela, sembra proprio che si possa festeggiare la
scoperta di un nuovo farmaco potente: il curry.
Delizioso piatto di origine indiana, sembra contenere un ingrediente "magico". Ci siamo già occupati della curcuma e dei suoi effetti terapeutici, ma gli studi recenti stanno ampliando le sue proprietà conosciute. Al punto che un ospedale nel Regno Unito ha deciso di somministrare la curcumina - il principio attivo della curcuma - ai pazienti in attesa di chemioterapia, poiché si è visto che la sua presenza nel sangue aumenta di cento volte la risposta positiva alla terapia.
La curcuma è in grado di combattere gli effetti di un infarto. Quando raggiunge il cervello riduce i problemi muscolari e di movimento. Ed è efficace contro l'Alzheimer e tutti i tipi di demenza.
Un curry al giorno sembra essere in grado di togliere il medico di torno. E stavolta col piacere di un piatto sanissimo e fragrante di sapori, eventualmente anche in versione vegetariana.
Fonte: http://www.spiritual.it
Delizioso piatto di origine indiana, sembra contenere un ingrediente "magico". Ci siamo già occupati della curcuma e dei suoi effetti terapeutici, ma gli studi recenti stanno ampliando le sue proprietà conosciute. Al punto che un ospedale nel Regno Unito ha deciso di somministrare la curcumina - il principio attivo della curcuma - ai pazienti in attesa di chemioterapia, poiché si è visto che la sua presenza nel sangue aumenta di cento volte la risposta positiva alla terapia.
La curcuma è in grado di combattere gli effetti di un infarto. Quando raggiunge il cervello riduce i problemi muscolari e di movimento. Ed è efficace contro l'Alzheimer e tutti i tipi di demenza.
Un curry al giorno sembra essere in grado di togliere il medico di torno. E stavolta col piacere di un piatto sanissimo e fragrante di sapori, eventualmente anche in versione vegetariana.
Fonte: http://www.spiritual.it
sabato 9 giugno 2012
Per Rbm Salute-Censis sono più di nove milioni gli italiani esclusi dall’accesso alle prestazioni sanitarie per ragioni economiche
Sono stati presentati a Roma, nel corso della seconda edizione del
“Welfare Day”, i risultati della ricerca “Il ruolo della sanità integrativa nel
Servizio Sanitario Nazionale”. Secondo l’analisi, nel corso dell’ultimo anno 5
milioni e 600mila donne e 3 milioni e 500mila uomini non hanno potuto usufruire
delle prestazioni del SSN per mancanza di disponibilità finanziarie. Per
contro, il 77% dei pazienti dei pazienti che ricorrono alle strutture private
sono costretti a farlo per le lunghissime liste d’attesa nelle strutture
pubbliche. Una situazione generale che mostra sempre più evidenti i segnali di
crisi del sistema, e che rafforza il ruolo dei fondi integrativi che operano
nel settore.
A Roma, lo scorso martedì 5 giugno, nel corso della giornata dedicata alla seconda edizione del “Welfare Day” – organizzata da Rmb Salute e Previmedical, e dedicata all’analisi e all’evoluzione del sistema del “Welfare contrattuale” - è stata presentata la ricerca effettuata da Rbm Salute-Censis (in collaborazione con Munich Re) sul tema “Il ruolo della sanità integrativa nel Servizio Sanitario Nazionale”. Lo studio ha messo impietosamente in luce come più di nove milioni di italiani (per l’esattezza 9 milioni e 100mila in totale, con una netta prevalenza femminile: 5 milioni e 600mila rispetto a 3 milioni e 500mila maschi) nel corso dell’ultimo anno, non abbiano potuto accedere ad alcune prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno, una sorta di “esclusione” dal sistema avvenuta esclusivamente per mere ragioni economiche. Nel particolare, Censis ha stabilito che si tratta di quasi due milioni e mezzo di anziani, cinque milioni sono gli individui forzatamente “tagliati fuori” dalle opportunità di cura che vivono in coppia con figli, e quattro milioni sono quelli residenti nel mezzogiorno d’Italia.
A Roma, lo scorso martedì 5 giugno, nel corso della giornata dedicata alla seconda edizione del “Welfare Day” – organizzata da Rmb Salute e Previmedical, e dedicata all’analisi e all’evoluzione del sistema del “Welfare contrattuale” - è stata presentata la ricerca effettuata da Rbm Salute-Censis (in collaborazione con Munich Re) sul tema “Il ruolo della sanità integrativa nel Servizio Sanitario Nazionale”. Lo studio ha messo impietosamente in luce come più di nove milioni di italiani (per l’esattezza 9 milioni e 100mila in totale, con una netta prevalenza femminile: 5 milioni e 600mila rispetto a 3 milioni e 500mila maschi) nel corso dell’ultimo anno, non abbiano potuto accedere ad alcune prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno, una sorta di “esclusione” dal sistema avvenuta esclusivamente per mere ragioni economiche. Nel particolare, Censis ha stabilito che si tratta di quasi due milioni e mezzo di anziani, cinque milioni sono gli individui forzatamente “tagliati fuori” dalle opportunità di cura che vivono in coppia con figli, e quattro milioni sono quelli residenti nel mezzogiorno d’Italia.
venerdì 8 giugno 2012
giovedì 7 giugno 2012
Oltre l’energia oscura, un campo elettromagnetico oscuro
La nuova teoria di due
cosmologi spiegherebbe l’effetto dell’energia oscura, che sta accelerando la
velocità di espansione dell’universo, come il prodotto di un campo
elettromagnetico primordiale e misterioso.
Ci sono
molte cose oscure nel cosmo. La materia oscura, innanzitutto, che “pesa”, ha
massa, ma non emette luce. Poi c’è l’energia oscura, una forza misteriosaresponsabile dell’espansione dell’universo, che anziché
rallentare per effetto della gravità sembra accelerare. E infine, forse, una
forza elettromagnetica oscura. Lo sostengono José Beltran e Antonio Maroto, due
fisici spagnoli, in un articolo in corso di pubblicazione che ha già fatto il
giro del mondo e si è assicurato la copertina del prestigiososettimanale New Scientist. Perché questa forza
elettromagnetica potrebbe gettare finalmente luce sul mistero dell’energia
oscura.
Teorie sull’energia oscura
Finora,
l’unica spiegazione accettabile dell’energia oscura sostiene che essa sia il
prodotto di continue annichilazioni tra particelle virtuali che nascono e muoiono
nell’arco di una frazione di secondo all’interno dello spazio vuoto che
costituisce la grande parte dell’universo. Tuttavia, quando i fisici vanno a
calcolare l’energia prodotta da queste annichilazioni nello spazio vuoto, il
risultato è un’energia 120 volte superiore al valore atteso, tale che se i
calcoli fossero corretti l’intera materia dell’universo sarebbe polverizzata in
pochi istanti. E sappiamo che non è così. Dunque, c’è un grosso gap tra
la teoria e l’osservazione pratica, cosicché il mistero persiste.
Un’altra
ipotesi, oggi minoritaria, sostiene che su larga scala la forza di gravità
muterebbe il suo valore, non sarebbe cioè una costante di natura, come si è finora sempre pensato. Nel 2008, all’Università di Madrid, Beltran e Maroto stavano
lavorando a un particolare modello matematico che prevede una forza gravitazionale
non costante (teorie scalare-tensore) accorgendosi non solo che tale modello
era capace di “imitare” l’effetto dell’energia oscura, ma sembrava comportarsi
come un campo elettromagnetico.
Giornata Mondiale per l’Ambiente, guardare al futuro per correggere il passato
Sviluppo economico e sostenibilità sono due
concetti destinati a non essere più disgiunti: in occasione della quarantesima
giornata mondiale per l'ambiente, uno sguardo al mondo e al suo stato di
salute, sul quale occorre intervenire al più presto.
Festeggiamento
o commemorazione? Il dubbio è più fondato che mai in occasione
dell’appuntamento annuale con la Giornata Mondiale dell’ambiente:
ricorrenza particolare, quest’anno, poiché giunta alla quarantesima edizione.
Obbligatorio dunque chiedersi: a che punto siamo? Stiamo riuscendo
nell’obiettivo posto da questa celebrazione istituita nel 1972 dall’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite, oppure siamo ancora lontanissimi dal traguardo?
Come procede il nostro “piano di salvataggio” per il Pianeta e come stiamo
contribuendo ad esso, non solo a livello istituzionale ma anche come cittadini
ed individui?
Il bisogno
di tirare le fila del discorso è quanto mai urgente, con la Terra che sembra destinata ad esaurire piùrapidamente del prevedile le proprie riserve e la difficoltà (o
l’assenza di volontà) per l’essere umano di imparare realmente a convivere con
i propri limiti oggettivi. Per tale ragione il tema per l’edizione 2012 sarà Green
Economy, Does it include you?: perché l’argomento dello sviluppo
ecosostenibile è inevitabilmente destinato ad uscire dalla soffocante e
limitante area di “discorso da radical chic” per diventare sempre più l’unica
alternativa possibile di crescita per i Paesi occidentali, stretti da una crisi
finanziaria che costringerà a ripensare e riorganizzare i propri modelli di
riferimento. Proprio perché è indispensabile «lasciarsi alle spalle il mito che
economia e benessere ambientale sono in contraddizione», come ha ricordato Ban
Ki-Moon in occasione del World Environment Day, la sorte della
barriera corallina assume oggi il valore simbolico di una società “civilizzata”
che, a tutti i costi, deve modificare la rotta lungo la quale ha costruito,
fino ad oggi, i propri successi.
L’allarme lanciato dall’UNESCO
mercoledì 6 giugno 2012
Carne rossa e grassi ancora sotto accusa
Il consumo di carne rossa è stato spesso associato ad un incremento di patologie e disturbi di vario genere; in ogni caso, tuttavia, sia che si parlasse di una maggiore predisposizione a sviluppare malattie cardiovascolari sia che ci si riferisse alle più elevate probabilità di essere colpiti dal tumore, la relazione tra l’abitudine alimentare che porta a preferire spesso le carni bovine e l’aumento della mortalità restava per lo più poco chiara, non essendo stata ancora adeguatamente investigata. L’ultimo studio della Harvard School of Public Health ha preso in esame una immensa mole di dati ricavata dall’osservazione di migliaia di pazienti in buona salute all’inizio della ricerca, tenuti sotto controllo per oltre vent’anni, nel tentativo di stabilire se sia possibile rilevare un rapporto di causa-effetto tra determinate abitudini alimentari e malattie croniche.
Il consumo di carne rossa è stato spesso associato ad un incremento di patologie e disturbi di vario genere; in ogni caso, tuttavia, sia che si parlasse di una maggiore predisposizione a sviluppare malattie cardiovascolari sia che ci si riferisse alle più elevate probabilità di essere colpiti dal tumore, la relazione tra l’abitudine alimentare che porta a preferire spesso le carni bovine e l’aumento della mortalità restava per lo più poco chiara, non essendo stata ancora adeguatamente investigata. L’ultimo studio della Harvard School of Public Health ha preso in esame una immensa mole di dati ricavata dall’osservazione di migliaia di pazienti in buona salute all’inizio della ricerca, tenuti sotto controllo per oltre vent’anni, nel tentativo di stabilire se sia possibile rilevare un rapporto di causa-effetto tra determinate abitudini alimentari e malattie croniche.
Più zuccheri e meno intelligenza?
Un regime alimentare ricco di fruttosio danneggia
le capacità mnemoniche e di apprendimento: l'esperimento di alcuni studiosi
americani che puntano il dito contro le bevande zuccherate e i dolci
industriali.
In che misura «siamo ciò che mangiamo»? Che la qualità (e la quantità) dei cibi di cui ci nutriamo possa avere conseguenze dirette sul nostro aspetto fisico, dalla pelle, alla linea, alla robustezza dei capelli, è cosa nota; altrettanto intuitivo è che un regime alimentare caratterizzato dagli eccessi (di qualunque tipo) può comportare numerosi rischi per la salute di ciascun individuo. Quello su cui, invece, indagano solo da tempo relativamente breve i ricercatori è la possibilità che ad un certo tipo di dieta ipercalorica possano corrispondere anche ripercussioni sulle capacità cognitive o, addirittura, sull’umore: osservazioni condotte in laboratorio, ad esempio, dimostrerebbero come il vecchio adagio dello zucchero che «fa bene al cervello» sarebbe, quanto meno, da riprendere in considerazione e valutare con attenzione.
In che misura «siamo ciò che mangiamo»? Che la qualità (e la quantità) dei cibi di cui ci nutriamo possa avere conseguenze dirette sul nostro aspetto fisico, dalla pelle, alla linea, alla robustezza dei capelli, è cosa nota; altrettanto intuitivo è che un regime alimentare caratterizzato dagli eccessi (di qualunque tipo) può comportare numerosi rischi per la salute di ciascun individuo. Quello su cui, invece, indagano solo da tempo relativamente breve i ricercatori è la possibilità che ad un certo tipo di dieta ipercalorica possano corrispondere anche ripercussioni sulle capacità cognitive o, addirittura, sull’umore: osservazioni condotte in laboratorio, ad esempio, dimostrerebbero come il vecchio adagio dello zucchero che «fa bene al cervello» sarebbe, quanto meno, da riprendere in considerazione e valutare con attenzione.
Imputato di
quest’ultimo processo sarebbe il fruttosio, presente nello sciroppo di glucosio che costituisce
il dolcificante di molti prodotti industriali, dagli snack alle bibite: un
recente esperimento, condotto da alcuni ricercatori della University of
California di Los Angeles (UCLA) su modelli animali, avrebbe
dimostrato come le bevande zuccherate possano avere effetti deleteri sulla
memoria e sull’apprendimento. Il gruppo di studiosi guidato da Fernando
Gomez-Pinilla ha osservato il comportamento di ratti da laboratorio in base
alle differenti diete seguite per un periodo di tempo prolungato: innanzitutto,
ai roditori è stata somministrata acqua con mangime normale per cinque giorni,
mentre venivano addestrati a svolgere il proprio compito di uscire da un
labirinto.
Dopo la fase
preliminare, all’acqua è stata sostituita una bevanda contenente il 15% di
fruttosio; inoltre,
alla dieta di una metà dei topolini è stata aggiunta una quantità di acidi
grassi omega 3, gli antiossidanti presenti nel pesce e nelle noci, di cui sono
note le virtù ed i benefici sull’organismo. Gli studiosi hanno avuto modo di
rilevare come la soluzione al fruttosio, consumata nell’arco di sei settimane,
avesse portato al rallentamento nelle prestazioni degli animali: tuttavia,
coloro i quali si erano nutriti anche di omega 3 risultavano essere leggermente
più veloci. Danni alle capacità cognitive, dunque, emersi anche
dall’analisi del cervello dei ratti utilizzati per l’esperimento: la bevanda
zuccherosa, infatti, avrebbe alterato le proprietà plastiche delle sinapsi,
ritenute le basi fondamentali nei fenomeni di memoria ed apprendimento, oltre
ad aver creato notevoli problemi al processo di produzione dell’insulina. Solo
una elevata quantità di antiossidanti è riuscita, in parte, a contrastare tale
effetto da «sindrome metabolica» nel cervello.
venerdì 1 giugno 2012
Antidepressivi causano effetti “depressivi”: in Italia decine di migliaia di minori a rischio
Ricerca
dell’Università di Ontario (Canada): in alcuni casi gli antidepressivi SSRI non
solo possono paradossalmente rendere più depressi, ma possono causare anche
gravi effetti indesiderati come ictus e morte prematura. Poma (Giù le Mani dai Bambini):
“Facciamo appello al Ministro della Sanità Renato Balduzzi per l’emissione di
nuove linee guida per l’utilizzo di questi psicofarmaci sui minori, perché gli
interessi finanziari delle multinazionali farmaceutiche non possono venire
prima della salute dei nostri ragazzi”
È di questi
giorni la notizia che l’uso di alcune tra le più diffuse classi di
antidepressivi utilizzati anche in Italia per combattere la depressione può
provocare un paradossale aggravamento della depressione stessa e causare vari
effetti avversi anche gravi. E’
quello che hanno scoperto i ricercatori della McMaster University – la
prestigiosa università canadese fondata a Ontario 130 anni fa – i quali hanno
pubblicato i risultati del loro studio sulla rivista scientifica “Frontiers In Evolutionary Psychology”.
La ricerca è
stata effettuata paragonando gli effetti dei più moderni e diffusi
antidepressivi, gli “inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina”
(SSRI) a un gruppo trattato con placebo. I livelli di serotonina alterati dai
farmaci possono produrre tutta una vasta gamma di effetti indesiderati: tra
questi si va dai più “semplici” problemi digestivi a
effetti collaterali più seri come difficoltà nella sfera sessuale, ictus e
morte prematura. Diversi
tra gli psicofarmaci esaminati nello studio offrono pochi
benefici per la maggior parte delle persone affette da depressione da lieve a moderata, mentre offrono un
aiuto attivo solo ad alcuni tra i pazienti più gravemente depressi. In alcun
casi si sono addirittura riscontrati
effetti positivi più marcati con l’uso di un placebo rispetto al farmaco.
I cinque elementi
Bellissima sequenza di FotoGrafie digitali,
Segni di Luce di Mariagrazia Dardanelli.
Colonna sonora "Himalaia" di Vangelis
Colonna sonora "Himalaia" di Vangelis
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